Abbiamo pensato di condividere con voi una piccola guida alle protesi oculari, strumento fondamentale che accompagnerà i nostri e vostri figli per tutta la vita. Per farlo al meglio e in modo esaustivo l’AILR ha stretto una collaborazione con la Dalpasso Protesi Oculari, che da oltre 60 anni è pioniere della protesica oftalmica e sperimentatore entusiasta dei nuovi materiali sintetici ed acrilici da poco arrivati in Europa. Non a caso è oggi un’azienda con la sede operativa più grande d’Europa.
Come nascono le protesi oculari
Le protesi oculari nascono non solo come copertura o sostituzione del bulbo ma anche per mantenere la funzionalità palpebrale e più in generale e ripristinare una condizione psicologica adeguata dopo il trauma della menomazione. La resina acrilica (PMMA) permette di adattare e modificare la forma della protesi più volte e senza limitazioni se non quelle dovute alla gravità della menomazione subita. Gli obiettivi dell’applicazione protesica sono:
- Mantenimento del volume della cavità anoftalmica.
- Riduzione dell’enoftalmo (solco tarsale superiore).
- Ripristino dell’escursione e dei movimenti palpebrali.
Protesi oculari: 1° fase, il modello in cera
Dopo avere rilevato i parametri della cavità anoftalmica si passa alla prima fase della costruzione della protesi: il modello in cera, che viene ottenuto apportando le modifiche al modello di base in resina mediante cera rossa per modelli, riscaldata e modellata manualmente fino ad ottenere la forma desiderata.
Protesi oculari: lo stampo in gesso
Dopo avere ottenuto la forma definitiva del modello ed averlo perfettamente levigato in modo da asportare qualsiasi irregolarità superficiale, si prepara il gesso liquido che servirà per il confezionamento dello stampo. Il gesso è una miscela speciale per stampi medicali, senza impurità e costituita da milioni di microgranuli delle stesse dimensioni per evitare la formazione di bolle d’aria ed irregolarità. Dopo aver effettuato la colata del gesso nello stampo si procede alla sua vibrazione meccanica per un tempo prestabilito per favorire la fuoriuscita di eventuali bolle d’aria.
Protesi oculari: la resina bianca
Realizzato lo stampo in gesso che riproduce la forma della protesi, è necessario preparare la resina acrilica che riempirà lo stampo: questa operazione è definita “inzeppamento” e consiste nella miscelazione del polimero in polvere e del monomero liquido in proporzioni assolutamente precise.
Protesi oculari: la forma bianca
Il procedimento per ottenere la prima protesi della forma desiderata è semplice ma anche molto delicato: la resina appena inzeppata, una volta raggiunto il grado di indurimento ottimale, viene collocata nello stampo in gesso fino ad occupare ogni sua parte, poi lo stampo viene isolato e la muffola richiusa e serrata per un tempo e con una pressione precisi e prestabiliti.
Protesi oculari: la polimerizzazione
Il processo termico di polimerizzazione consiste nell’immersione del complesso muffola-stampo-resina in uno speciale recipiente a pressione pieno d’acqua che viene portato a temperatura e pressione molto elevate, per un tempo prestabilito (alcune ore). La resina acrilica dopo questo trattamento muta le sue caratteristiche chimiche perdendo la tipica consistenza pastosa ed assumendo una durezza simile a quella del vetro, mantenendo però un’elevatissima resistenza meccanica ed infrangibilità. Se la polimerizzazione è eseguita correttamente, il metacrilato libera in atmosfera tutte le sostanze potenzialmente irritanti e diviene totalmente inerte e biocompatibile, evitando così qualsiasi rischio di sensibilizzazione dei tessuti o allergia da contatto.
Protesi oculari: finitura della forma bianca e pigmentazione
In questa fase la forma bianca viene liberata dalle scorie di lavorazione e lucidata perfettamente. Solo quando la sua superficie è perfetta viene pigmentata mediante stesura a pennello dei colori vegetali, controllando ogni sfumatura dell’iride e della sclera sul sistema fotografico centralizzato che conserva le immagini fotografiche di tutte le applicazioni di ogni paziente.
Protesi oculari: completamento con resina trasparente e seconda polimerizzazione
La forma bianca appena pigmentata viene asciugata in aria atmosferica e successivamente deve essere ricoperta con uno strato di metacrilato trasparente, con un procedimento simile a quello iniziale della forma bianca. La resina trasparente viene perciò accuratamente distribuita all’interno dello stampo dove è già alloggiata la forma bianca e nuovamente polimerizzata con tempi e pressione modificati per ottenere una superficie perfettamente trasparente, priva di impurità ed opacità.
Protesi oculari: finitura della protesi e lucidatura definitiva
Terminata la polimerizzazione della resina trasparente la protesi ha ormai assunto la sua forma definitiva e da questo momento inizia il processo di finitura e di lucidatura finale. La finitura è ottenuta per levigatura della superficie con micro-frese con granulometria sempre più fine fino ad ottenere una superficie perfettamente levigata e priva di imperfezioni. Al termine di questa operazione viene effettuata la lucidatura a specchio delle superfici interna, esterna e del bordo che devono avere una levigatezza ed un aspetto uniformi e senza graffi, simili al vetro.
Protesi oculari: disinfezione e decontaminazione della protesi finita
Terminato il processo costruttivo, la protesi oculare deve essere sterilizzata prima di essere applicata sul paziente. Si immerge la protesi in un bagno contenente una percentuale di “ossigeno attivo” (acido peracetico), una sostanza idrosolubile ad alto potere germicida, indicata per la decontaminazione e disinfezione di alto livello di dispositivi medico-chirurgici in ambito ospedaliero, ambulatori medici ed odontoiatrici. Terminato il ciclo di sterilizzazione, la protesi oculare è pronta per essere applicata sul paziente.
Ricordiamo che la Delpasso ha sede anche a Roma:
Fonte: Dalpasso.it
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