Passi avanti nel mondo della ricerca con la prima retina artificiale liquida completamente made in Italy, frutto della collaborazione tra i ricercatori del Center for Synaptic Neuroscience dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, e un team del Center for Nano Science dell’IIT di Milano, coordinato da Guglielmo Lanzani, con la Clinica Oculistica dell’IRCCS Sacrocuore Don Calabria di Negrar.
La retina artificiale liquida rientra tra le protesi visive per sopperire a malattie quali la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare e, seppur esistono in commercio diverse protesi retiniche come quella wireless progettata dalla Standford University o quella organica planare frutto dello stesso centro di ricerca italiano, il risultato raggiunto offre maggiori vantaggi rispetto alle soluzioni precedenti.
Retina artificiale liquida: come funziona
La particolarità di questa protesi è il suo stato: è completamente liquida e il suo inserimento prevede un intervento chirurgico mini-invasivo per aprire la sclera, ovvero la parte più esterna dell’occhio, al fine di creare una tasca nella coroide in cui viene infilato l’ago della siringa per iniettare la soluzione.
Una volta posizionata, il meccanismo è semplice: in sospensione nella soluzione ci sono delle nanoparticelle di un polimero a base di carbonio e idrogeno dalle proprietà fotoelettriche, dunque, quando la luce entra nell’occhio, le nanoparticelle la convertono in un segnale bioelettrico che stimola le cellule mandando l’impulso al cervello, mimando esattamente il comportamento dei fotorecettori naturali.
Quando e perché serve una protesi oculare
Come abbiamo visto in un articolo dedicato alle protesi oculari, durante i primi anni di vita, contemporaneamente alla crescita ed all’espansione del cervello, l’osso mascellare riceve una spinta verso il basso dai globi oculari in formazione e si muove seguendo l’influenza dell’espansione orbitale e della trazione muscolare esercitata dal palato molle, dalla lingua e dalle connessioni muscolari con la mandibola.
Verso i quattro anni di vita la crescita del cervello diminuisce ma continua quella delle cartilagini del setto, sviluppando così il seno frontale. A questo punto è importante intervenire con le protesi oculari pediatriche. Perché? Perché, oltre ad un marcato microrbitismo, è presente una ipoplasia dei tessuti circostanti a quelli oculari (sia molli che ossei) ed il loro aspetto è atrofico ed iposviluppato.