Superare la malattia: la storia di Mattia

Superare la malattia: la storia di Mattia

Marzo 8th, 2022

Ricordo i suoi occhi bagnati che mi guardavano ma sulle labbra aveva sempre un sorriso da mostrarmi. Io ero la sua forza, lei la mia.

È il novembre del 2000, quando la madre di Mattia scopre una strana luce nell’occhio sinistro della figlia. Lo descrive come il bagliore di un flash.
Ma è l’unica ad accorgersene perché oltre a lei, nessuno riesce a vedere quella luce. Così decide di rivolgersi ad un medico.

Lo vide per ben tre volte, perciò decise di parlarne con il pediatra, il quale ugualmente non si accorse di nulla, ma fu insospettito dalla descrizione di mia madre; di quella luce simile al riflesso dell’occhio di un gatto e così le consigliò una visita oculistica che lei già aveva prenotato”.

Il 13 Dicembre del 2000 Mattia fa la prima visita oculistica a Caserta e il dottore consiglia ai suoi genitori di portarla dal Prof. Vadalà del Bambin Gesù di Roma.

Per accelerare i tempi i miei genitori decisero di farmi visitare privatamente dal professore, il quale chiese un ricovero urgente perché capì subito la gravità della situazione.

Il 18 Dicembre fui portata in ospedale e subito cominciarono a sottopormi ai vari esami: ecografia, prelievi, tac e risonanza che confermò la diagnosi: si trattava di Retinoblastoma“.

Una data che ha segnato per sempre la vita di Mattia:

Il 21 Dicembre sono stata operata ed è una data che tutt’oggi continuo a festeggiare perché la considero la mia seconda nascita. È tatuata nel mio cuore e sulla mia pelle. Pur avendo affrontato tutto questo da molto piccola ricordo che l’ospedale per me non è mai stato un luogo di sofferenza. Ho vissuto tutto come un gioco grazie ai miei genitori che non mi hanno mai trasmesso la loro preoccupazione. Merito anche dei medici che inventavano sempre qualcosa per farmi divertire; sono sempre stata super coccolata e soprattutto avevo una forza della natura sempre con me, mia madre”.

La tenacia di una madre in un momento tanto delicato:

Forse non posso neanche immaginare il dolore e la preoccupazione di un genitore in una situazione così delicata eppure lei mi ha sempre tranquillizzata, non mi ha mai lasciato la mano, neanche per un’istante.

Ricordo perfettamente che durante la risonanza magnetica mi teneva il piedino; io abbracciavo il mio peluche, che portavo sempre con me (e che tutt’ora di notte sistemo vicino al cuscino). Ascoltavo le storie che mi raccontava mamma fino a quando non mi addormentavo. Ricordo i suoi occhi bagnati che mi guardavano ma sulle labbra aveva sempre un sorriso da mostrarmi. Io ero la sua forza, lei la mia”.

La malattia ha lasciato diversi segni, nella vita di Mattia e sul suo volto, ma questo non è stato un ostacolo, anzi.

Avere la protesi per me non è mai stato un problema, la porto con grande orgoglio, come un qualcosa di prezioso che ha contribuito a rendermi ciò che sono oggi, una ragazza sicura di sé e che ama la vita più che mai”.

E ai tanti bambini e genitori che stanno vivendo il percorso di Mattia:

A tutti i bimbi che stanno affrontando questo periodo voglio dire di non mollare, che i sogni si avverano e che gli angeli esistono; sono quelle persone vestite di bianco che vedono entrare e uscire dalle loro stanze. Voglio dir loro che sono bimbi speciali, che un giorno avranno una storia importante da raccontare diventando esempio di vita e di forza per tutte le persone che incontreranno.

Ai loro genitori voglio esprimere tutta la mia vicinanza e anche quella della mia famiglia. So che non è facile affrontare ed accettare tutto questo e comprendo benissimo la preoccupazione che hanno del presente ma anche del futuro dei loro bambini.

A loro rivolgo questo ricordo:
qualche anno fa incontrai in ospedale un papà di un bimbo che mi prese le mani e piangendo mi chiese se suo figlio avrebbe avuto una vita normale; mi chiese che ricordi mi erano rimasti di tutto ciò che avevo affrontato e come si svolgessero le mie giornate. La cosa che mi rese più felice fu il suo sguardo rassicurato, in risposta a quelle mie parole. È normale avere paura, anche i miei genitori ne avevano ma ad un certo punto, nonostante tutte le preoccupazioni, hanno dovuto accettare che io aprissi le ali e iniziassi a volare da sola”.

Sono passati 21 anni dall’operazione, oggi Mattia ha 22 anni, ha la patente, è laureata in scienze motorie e ha dedicato la tesi proprio a loro… i vostri e nostri bimbi speciali. È diplomata in danza classica e moderna, ha tanti amici e, soprattutto, vive una vita normalissima di una ragazza della sua età.

Torno al Bambin Gesù per i controlli e ogni volta per me è una gioia… Cosa strana vero? Eppure ritornare lì mi rende sempre felice perché quel posto è stata la mia casa per tanto tempo. In quei corridoi ho lasciato un pezzo del mio cuore e poi rivedere il Dott. Romanzo è sempre un piacere immenso. Lui è il mio angelo dal camice bianco, un secondo papà che non smetterò mai di ringraziare per quello che ha fatto per me ma soprattutto per essere stato vicino ai miei genitori. Spero che questo mio breve racconto riesca a portare un po’ di serenità a tutti coloro che lo leggeranno e a cui auguro tanta felicità”.

– Mattia

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